All’inizio son le storie, che ce ne sono tante; che poi son
storie vere, che ti fermi ad ascoltarle e che quando son finite ti chiedi “E
adesso come facciamo che queste storie qui, proprio queste di Casaralta, mica
delle altre, adesso che ce le hanno raccontate, ecco come facciamo che possano
sentirle anche gli altri, anche quelli che non son venuti e quelli che
Casaralta non sanno neanche dov’è, cos’è e com’è?”
Che visto che queste
storie son storia, che di storia ce ne è sempre troppo poca in giro, di storia
vera, di quella che tu la ascolti e allora capisci perché quel posto lì diventa
un posto un poco speciale, che è un poco il “tuo” posto e lo vuoi dire anche a
quelli che ci sono arrivati lì dopo, che così capiscano un poco anche loro che quel posto è Casaralta, mica un altro posto qualunque.
Beh, allora guarda, facciamo che io ti do una carta, una
mappa, che porca miseria se ci sapete fare con le mappe, sembrate esploratori,
altroché … ecco, dicevo, che te su quella mappa mi ci metti un puntino dove ti
ricordi che è successa una cosa, o ci stava qualcuno, o ci andavi a comprare il
pane, o a ballare o ci prendevi il bus, o ci giocavi a pallone, o… ecco, facciamo un puntino per ognuna
di queste storie, per le storie di ognuno che poi diventano le storie di tutti,
che tra i punti vengono fuori i fili, che te li unisci e diventa una mappa nuova,
che non è più la tua storia e il tuo puntino, diventa che è come un coro, che
tutti c’han la loro voce ma c’è una canzone più grande che vien fuori da tutte
le voci.
Ecco che allora c’è una nuova storia, una storia che non l’avevamo sentita prima, che è proprio
un’altra cosa, messa giù con tutte queste mappe, che alla fine c’è una mappa
nuova. Diciamo che si chiama mapparacconto, che per adesso la chiamiamo così.
Perché una mappa che racconta,l’avevate mai vista prima?
che bello!
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