tag:blogger.com,1999:blog-65941620084334945442024-03-05T06:41:48.550-08:00Vorrei raccontarti di Casaralta ...Il racconto dei racconti di chi ha vissuto e lavorato a CasaraltaLuca Scaiuolcher Ribanihttp://www.blogger.com/profile/12599762118090993939noreply@blogger.comBlogger6125tag:blogger.com,1999:blog-6594162008433494544.post-57883830982785556742016-02-09T04:16:00.000-08:002016-02-10T02:12:32.116-08:00La Trattoria dei Tre Scalini <div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="border-image: none;">
<span lang="IT"> di Giorgio Bernardo</span></div>
</div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="border-image: none;">
</div>
</div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<div style="border-image: none;">
<span lang="IT">Mi è chiesto di scrivere due righe sulla
Trattoria dei Tre Scalini di Casaralta che era la trattoria dei miei nonni ma,
tra la fine degli anni ’40 e il ’57-‘58 era semplicemente<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“l’ustarì ed Casarèlta”.</span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="border-image: none;">
<span lang="IT">Se le righe saranno più di due….pazienza.</span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj31EjNvFxQWlIhDXroYPlzwUau2YpKYYNV1siqU-QiPwJus2YmsiEigm4MUyq6YJ9khFjrv51sIxPZGyr5kqgE4mF7_o8kHOMuUhEF5iCZerrKwsFQAMOXW75wWHPBowrRaGCbYnR4SUw/s1600/tre+scalini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj31EjNvFxQWlIhDXroYPlzwUau2YpKYYNV1siqU-QiPwJus2YmsiEigm4MUyq6YJ9khFjrv51sIxPZGyr5kqgE4mF7_o8kHOMuUhEF5iCZerrKwsFQAMOXW75wWHPBowrRaGCbYnR4SUw/s320/tre+scalini.jpg" width="301" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">l'entrata della Trattoria su via Ferrarese</td></tr>
</tbody></table>
<div style="border-image: none;">
<span lang="IT">I tre scalini c’erano e servivano per salirvi.
“Fer i tri scalén” significava “andare a farsi un quartino, di quello buono”.
Magari, se i quartini si moltiplicavano, diventava più problematica la discesa.</span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">La trattoria non era granché, ma godeva di
buona reputazione per la qualità dei vini, poche varietà ma molto apprezzate, attentamente
scelte dal nonno nei vigneti della ‘bassa’. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Molto curata la grande cantina, con le enormi
botti dalle quali, secondo precisi ritmi per conservare la migliore qualità, si
travasava il vino nelle damigiane e da queste a fiaschi e bottiglie. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Ricordo gli odori intensi ma garbati di
allora, (del sapore non saprei, mai bevuto vino); al confronto, l’odore dei
vini d’oggi mi rammenta l’acquaragia.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">I pasti, non molti per la verità, in genere
per funzionari dell’Officina di Casaralta e alcuni clienti fissi, venivano
serviti solo a pranzo, con cucina rigorosamente casalinga e sfoglia fatta dalla
nonna;<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le sue tagliatelle avevano una
reputazione che andava anche oltre Casaralta. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Ne andava ghiotta anche la gatta, vissuta
d’avanzi di cucina per oltre sedici anni. Altro che scatolette e croccantini….</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Brodo, carne e uova venivano forniti – controvoglia
- dai polli che la nonna allevava in un cortiletto interno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Era l’unica trattoria dei dintorni e poteva
contare, come clientela principale, sugli operai dell’Officina che arrivò a
toccare anche il migliaio di dipendenti. <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiat93qntbFhWtsMcPMTiQ4g8t4ytKBxvpIsO7KaVsm4w9N0QI5s7OHlg1VlpwXecNqhJRLWHckFfxRI8U5oFj472JL7HJSUuuNrlQ10YlbEC40ojaGKoQynVq6vkIZQV87jp9AaHPqW2Q/s1600/tre+scalini-zia.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="219" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiat93qntbFhWtsMcPMTiQ4g8t4ytKBxvpIsO7KaVsm4w9N0QI5s7OHlg1VlpwXecNqhJRLWHckFfxRI8U5oFj472JL7HJSUuuNrlQ10YlbEC40ojaGKoQynVq6vkIZQV87jp9AaHPqW2Q/s320/tre+scalini-zia.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">il proprietario Aldo e la nipote Renata, con la gonna nera, con un'amica</td></tr>
</tbody></table>
</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Un bacino d’utenza, come si dice oggi, di
tutto rispetto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">C’era chi veniva a farsi ‘il cicchetto’ al
mattino, prima d’iniziare il lavoro, tantissimi a mezzogiorno, dopo aver
pranzato nella mensa dell’Officina e infine, al termine del lavoro, quando
sciamavano a centinaia a cavallo delle biciclette, (uno spettacolo) molti non
rinunciavano a farsi un bicchiere e magari una partita a briscola.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Poi, la sera (mai oltre le dieci però, si cenava
e si andava a letto presto), <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la
trattoria diventava solo osteria, affollata dagli anziani che d’inverno, stando
seduti ai tavoli, continuavano ad indossare cappellaccio e ‘capparella’. Giocavano
rumorosamente a carte, fumavano toscani e soprattutto bevevano a litri. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Pittoresco, si direbbe oggi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Qualche volta, quando i fumi dell’alcool
stimolavano le malinconie, ricordavano la guerra, i bombardamenti, le
privazioni, la Russia (qualcuno c’era stato ed era tornato senza un braccio o
una gamba), i rastrellamenti, quando tedeschi e fascisti cercavano uomini da
mandare al lavoro forzato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Nel bagno degli avventori c’era un’alta
finestrella che si affacciava su un cortiletto interno dell’Officina. La
finestrella era protetta da una grata di metallo, che sembrava murata ma in
realtà era smontabile. In tempo di guerra, durante i rastrellamenti, venne più
volte usata per scappare all’interno dell’Officina e trovare un nascondiglio
migliore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Ogni tanto si accendevano discussioni di
politica, Togliatti, De Gasperi. Quasi mai di fascismo, c’era poca voglia di parlarne,
con la guerra ancora troppo recente. Erano diventati antifascisti nel Dna e non
era necessario ribadirlo a chiacchiere. Altro che i ragazzotti ‘antifa’ rituali
di oggi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Non ricordo grandi rancori contro gli
ex-fascisti. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Solamente al signor M., una pasta d’uomo che
abitava nello stesso edificio della trattoria ed era stato il capo-fabbricato
in tempo di guerra, veniva rinfacciata bonariamente una sua frase truculenta
quando sul tetto dell’edificio, così mi è stato raccontato, venne installata
una mitragliera antiaerea: “…se hanno il coraggio di venire, li tiriamo giù
tutti!”. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">Quando arrivarono i quadrimotori alleati, altissimi
e irraggiungibili, dopo un sonoro “socc’mel!” scappò alla velocità della luce
nelle cantine, dal robusto soffitto in voltini di mattoni e grandi travi in
ferro che parevano binari ferroviari e forse lo erano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT">La camicia nera gli era stata perdonata. La
frase no.</span><br />
<br />
Fatti di rilievo all’interno della trattoria
non ne ricordo; mi sono rimaste impresse le fisionomie di qualche avventore, il
sig. T, con la ‘balla’ perenne, “al munchèn”, il monchino, mutilato di guerra
con un solo braccio che giocava a carte più velocemente di chi di mani ne aveva
due,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>il sig. B. che diceva d’essere
cronista del Carlino ma era solo un correttore di bozze e teneva concioni
interminabili su tutto lo scibile umano, cliente fisso della cucina.</div>
<span lang="IT">
</span>
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT"><span lang="IT">E di altri, dei quali non ricordo – o non ho
mai saputo – il nome.</span></span><br />
<br />
Era, come la Casaralta di allora, semplice,
buon vino, buona cucina e buona compagnia. Nulla di più.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08603918405792983450noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6594162008433494544.post-83140812006842109892016-01-28T04:31:00.002-08:002016-01-28T04:31:34.738-08:00La 5C alle scuole "Casaralta" <br />
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;">di Nadia Amaroli</span></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">La
scuola elementare di Casaralta, oggi IC 15, ha visto passare tutti i bambini
della zona, ma noi eravamo speciali: in pieno sessantotto eravamo <u>IL tempo
pieno</u>, la <u>prima</u> sperimentazione tentata a Bologna. Eravamo orgogliosi di far
parte di quella avventura e non ci preoccupava star a scuola più degli altri: a
scuola ci divertivamo. Facevamo il giornalino col ciclostile, dipingevamo le
strisce pedonali in giardino per il progetto di sicurezza stradale, andavamo a
vedere come si producono i giocattoli e come si imbottiglia il latte,
piantavamo fagioli,... e, in più, imparavamo.</span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Knbc0BJNaK-Vw8ahHGH11VA4GmO3UfDmKA_V5F7phtzMkhzMM2zJ6c9TiEhBQBeyMnscNEbjrT6NAy4pQaYy2aJDHXgyMMTDJM90131G4CnrQuWwFN3ibK4K9YrIPvDGOAZeRYyVJ58/s1600/5C.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Knbc0BJNaK-Vw8ahHGH11VA4GmO3UfDmKA_V5F7phtzMkhzMM2zJ6c9TiEhBQBeyMnscNEbjrT6NAy4pQaYy2aJDHXgyMMTDJM90131G4CnrQuWwFN3ibK4K9YrIPvDGOAZeRYyVJ58/s320/5C.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">LA 5C ANNO 1972</td></tr>
</tbody></table>
<div style="border-image: none; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">Un
giorno venne Ciari, l'ideatore del tempo pieno, un signore di mezza età
rubicondo e sorridente che ci deliziò con una lezione sul sistema circolatorio.
Ci incantò con un macchinario in cui si mostrava all'interno di una sagoma
metallica dalla forma umana, il sangue arterioso (rosso) muoversi in senso
orario in tutto il corpo, mentre quello venoso (blu) si muoveva un senso
antiorario, entrando nel cuore di un colore ed scendone di un altro: in
pratica una animazione, ma realizzata in modo esclusivamente meccanico, una
vera meraviglia. Penso di dovere a quella lezione specialissima la passione per
il lavoro che faccio oggi: riuscire ad incantare i propri studenti, lasciarli a
bocca aperta, senza parole, con negli occhi la luce di chi ha finalmente
scoperto cosa c'è dietro quello che fino a poco prima era un mistero.</span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div style="border-image: none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">A
parte queste opportunità, eravamo in tutto come gli altri piccoli studenti.</span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div style="border-image: none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">Si
andava col grembiule, bianco per le bambine e nero per i maschi, e con un
nastro colorato che non stava mai fatto. Il colore del nastro distingueva le
classi e noi ci identificavano con quel colore. Noi eravamo “i nastri azzurri”
e non ci piacevano “i nastri rossi”, quelli del “secondo” tempo pieno, più
piccoli di noi.</span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div style="border-image: none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">Si
andava anche il sabato mattina; d'altra parte anche i nostri genitori il sabato
mattina lavoravano.</span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">I
banchi erano erano in formica azzurrina con un buco rotondo in alto a destra
per l'inchiostro.</span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">Arrivati
in terza si poteva finalmente usare il pennino intingendolo nel calamaio con
l'inchiostro nero. Quante macchie sui grembiuli bianchi! Quante sgridate una
volta a casa! Magari a metà del dettato finiva l'inchiostro e la bidella
arrivava con un piccolo attrezzo di metallo con l'imboccatura lunga e sottile
per riempirlo. La bidella! La “dada L.”, la più cattiva della scuola, quella da
cui non saresti mai voluto andare a chiedere nulla: né la carta per il bagno
(rigorosamente di giornale, alla faccia del piombo) né il gesso per la lavagna.
Una volta si tinse i capelli biondi: forse voleva sembrava più gentile, invece
sembrava ancora più cattiva ma forse era solo il suo carattere.</span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">In
quarta si passò alla mitica “BICnerodichinapuntafine”, rigorosamente
pronunciato tutto d'un fiato. Ma la tecnologia nulla potè contro le macchie di
inchiostro: nel candore del grembiule spiccava un triangolo nero dal fondo
della tasca in cui si era dimenticata la penna.</span></span><br />
<div class="separator" style="border-image: none; clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0vLWcso9KAsUaojUf1ORXzYYm2rDcH7c6qaDFNOijuIRvIqD-ufkku-NlkEUvUz6lO3wZ1eH6teIuwFO8DpQmmNxg_DWY5fXQ7w4-W8l9Cr0Q3kbOEcOvxB_E44Np11VAcehmIdI5o50/s1600/img002.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0vLWcso9KAsUaojUf1ORXzYYm2rDcH7c6qaDFNOijuIRvIqD-ufkku-NlkEUvUz6lO3wZ1eH6teIuwFO8DpQmmNxg_DWY5fXQ7w4-W8l9Cr0Q3kbOEcOvxB_E44Np11VAcehmIdI5o50/s320/img002.jpg" width="320" /></a></span></div>
<br />
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">L'ultimo
anno facemmo la “settimana verde” nella piccola scuola di Casaglia ormai vuota.
Indimenticabile! Partivamo la mattina col pulmino e, cantando improbabili
canzoni sulle bellezze italiane e le “lasagne verdi” arrivavamo in questa
scuola, senza cartella, con solo un block notes e una penna. A parte una volta
un dettato, non facevamo attività classiche: esploravamo il territorio (i
calanchi), facevamo lunghe passeggiate, misuravamo gli ambienti della scuola,
disegnavamo dal vero. Il venerdì, dopo pranzo (ma chi ce lo portava?) rimanemmo
sdraiati nell'erba ad ascoltare per radio Lelio Luttazzi e la sua “Hit parade”,
esultando ed inveendo per la classifica. Per l'ultimo giorno preparammo una
rappresentazione. Eravamo scrittori, sceneggiatori, scenografi, registi,
attori, cameramen, tecnici del suono, pubblico: tutto insieme, tutti insieme.
Senza ruoli fissi e senza altro scopo se non rappresentarlo per noi.</span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "verdana" , "sans-serif";"><span style="font-size: x-small;">Fu
un'esperienza unica, con insegnanti una spanna sopra la media, che sono riuscite
a creare un gruppo coeso che ha resistito negli anni: ancor oggi i miei
migliori amici sono i miei compagni delle elementari.</span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08603918405792983450noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6594162008433494544.post-36709966778698958472015-12-31T06:50:00.000-08:002016-01-28T01:35:29.842-08:00La Parrucchiera Laurettadi Daniele Mastellini<br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC5K7BQ_2PlNYPkyHGNyO27xbqHlFzJk2zr6PqwoTNWjax40_z75h_aGcq4GkZGJv5oWH3Bs-xi0wkEcx8nKeXM6vBHfB3KWqfVdZNI2N_f-C1sXSwjVmL3I3HaLJzKzVdTkYYw_X9qLc/s1600/lauretta_2.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC5K7BQ_2PlNYPkyHGNyO27xbqHlFzJk2zr6PqwoTNWjax40_z75h_aGcq4GkZGJv5oWH3Bs-xi0wkEcx8nKeXM6vBHfB3KWqfVdZNI2N_f-C1sXSwjVmL3I3HaLJzKzVdTkYYw_X9qLc/s200/lauretta_2.JPG" width="148" /></a></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQTwbwO1AH-gaxcPkyBrsaW83Kyl9widEIihAVe98Pnvy4efT6JmfiUO5ctz84MGUoXtKIOOIhenXN8ZkN9g3OYXdwkDqYmOGAUyG_H16ZP9yUH6im-ZXIkgB5SW_Q2AmRZn4Ew_5ig7g/s1600/lauretta_3.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQTwbwO1AH-gaxcPkyBrsaW83Kyl9widEIihAVe98Pnvy4efT6JmfiUO5ctz84MGUoXtKIOOIhenXN8ZkN9g3OYXdwkDqYmOGAUyG_H16ZP9yUH6im-ZXIkgB5SW_Q2AmRZn4Ew_5ig7g/s200/lauretta_3.JPG" width="148" /></a>La Lauretta "era" la "parrucchiera Lauretta " una delle acconciatrici della<br />
Casaralta di una volta, quella di via Ferrarese 102, quella vicino al bar di Romano e la Rosa, ai profumieri/cartolai Elvira e Gaetano, al tipografo e alle altre botteghe che erano di fronte alle officine Casaralta (dagli anni '60). I clienti avevano le loro preferenze, ma le parrucchiere hanno sempre lavorato tutte e tutte si conoscevano per nome come per nome conoscevano tutti i loro clienti e con loro le loro storie. Erano gli anni che si faceva credito, dove il "passa la mamma a pagare" significava qualcosa, come una parola data o una stretta di mano. Una volta erano tutti più generosi, forse perché i valori erano diversi e i soldi avevano un'altra importanza. Mia madre avrebbe tante cose da raccontare, storie di vita di tutti i giorni, storie vere di persone vere di una Casaralta che era il nostro quartiere, il nostro grande cortile dove le mamme erano le mamme di tutti e Lauretta era una di loro...</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUWogmH27OE54OD2fQ7CHoLCWNFYmDuczdP3_FCyb04J9P3HDz_42kiFwxZeF23q_56QyeqNr2-DmT8I1ynMbv7xAtTD6xoLlAPKcWf993ZYpR6g3OFa-Qcsk-TsohY5G9Qe7dUKKWNrA/s1600/lauretta_1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUWogmH27OE54OD2fQ7CHoLCWNFYmDuczdP3_FCyb04J9P3HDz_42kiFwxZeF23q_56QyeqNr2-DmT8I1ynMbv7xAtTD6xoLlAPKcWf993ZYpR6g3OFa-Qcsk-TsohY5G9Qe7dUKKWNrA/s320/lauretta_1.JPG" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08603918405792983450noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6594162008433494544.post-23256946724929407962015-12-29T07:45:00.000-08:002015-12-30T03:34:25.423-08:00Campo Grande<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>(Era tra la caserma e l'attuale via Parri, ora c'è un giardinetto con panchine e costeggia il fianco della caserma).</i></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><em>Un post collettivo grazie alle rincorse dei racconti di Giancarlo Beneventi , Giuseppe Carella, </em><em>Guido Govoni , </em></span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><em><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Daniele Pezzoli.</span></em></span></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><em><span style="font-family: Courier New; font-size: small;"></span></em><br /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: small;">"Va bene che siete tutti dei ragazzini, ma nessuno ha dei ricordi dei 52 camini degli anni passati?"<br />"Alla grande...con Callegari Trenta quando passava il treno ci saltavano su e via a cazzeggiare.</span></span></span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdIECpNgDPLj7-0LSx5ExfNk9nMGjbzmso5rLlXC2IVjswiXNnLIgoMtNdAlp4ei5x1yZeXUkyblMZno05sL7tOxCV-9gAFH0AwN7ohyphenhyphenpHWTPr8MnWa6CqhDTnw_vGrVhH9bHnrLn4llI/s1600/SQUADRA.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdIECpNgDPLj7-0LSx5ExfNk9nMGjbzmso5rLlXC2IVjswiXNnLIgoMtNdAlp4ei5x1yZeXUkyblMZno05sL7tOxCV-9gAFH0AwN7ohyphenhyphenpHWTPr8MnWa6CqhDTnw_vGrVhH9bHnrLn4llI/s320/SQUADRA.jpg" width="320" /></a></span></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: x-small;">Squadra di calcio di ragazzini di casaralta , fine anni '60<br />campo grande(Foto gentilmente concessa da M.Travasoni)</span></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: small;">Con Tosi detto najo con la sua moto da cross verde metallizzata<br />A giocare a pallone nei meandri delle dune...<br />Bei tempi da 13 enne e adesso a 52 suonati darei tutto per tornare.</span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: small;">Ah dimenticavo Michel il dj, anche lui"<br />"Se penso che al campo grande ci giocavamo a pallone evitando le dune (altro non erano che crateri di bombe della seconda guerra) e che nel 2000 fu evacuata la zona per disinnescarne l'ultima ancora li sepolta dico ci e' andata bene!!!e li al campo grande ci si andava anche a lucertole lungo la mura della caserma!!!"</span></span></span></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNL_Ujwh49fUpm-WdCaM6mIH62OjuNX44EKQHqMbXiY8Eaq2RjaTv702SIjrZCJmUFgaPBNlNea9Axbvcvx5hrDHkwmAFMMiU-TUtiPmDlkA6eUlXkQurD-hOir62sKDwocfXf8YOpdRg/s1600/PARTITA.JPG" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="242" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNL_Ujwh49fUpm-WdCaM6mIH62OjuNX44EKQHqMbXiY8Eaq2RjaTv702SIjrZCJmUFgaPBNlNea9Axbvcvx5hrDHkwmAFMMiU-TUtiPmDlkA6eUlXkQurD-hOir62sKDwocfXf8YOpdRg/s320/PARTITA.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Partita al Campo Grande<br />(Foto gentilmente concessa da M. Travasoni)</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: small;">"Ho giocato una vita al campo grande, io ero il più piccolo...<br />Quante sgridate prendevo... Mi facevano giocare in attacco ⚽ per non fare dei guai in difesa... Sono diventato grande in fretta..."</span></span></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: small;">"A proposito del campo, siete troppo giovani per ricordare che alla fine del sentiero esisteva una "villa" con una stanga la quale impediva il passaggio dei birocci trainati dai cavalli, sulle cui colonne sbocciavano i primi amori." </span></span></span></span><br />
<pre class="aLF-aPX-K0-aPE aLF-aPX-aLK-ayr-auR" style="-webkit-user-select: text; background-color: white; font-family: 'Courier New', Courier, monospace, arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap; word-wrap: break-word;"></pre>
Luca Scaiuolcher Ribanihttp://www.blogger.com/profile/12599762118090993939noreply@blogger.com0Nei pressi di Via Parri, a Bologna, in Italia44.513534144974273 11.35529446057432844.512826644974275 11.354033960574327 44.51424164497427 11.356554960574329tag:blogger.com,1999:blog-6594162008433494544.post-45054934811516676772015-12-21T00:50:00.001-08:002015-12-21T00:50:27.659-08:00Il racconto del racconto<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Grazie a Stefania per il racconto videofotografico del pomeriggio al Centro Montanari</span><br /><br />
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="https://www.youtube.com/embed/bLcRMIbjfqs" width="480"></iframe><br /><br />
<br />Luca Scaiuolcher Ribanihttp://www.blogger.com/profile/12599762118090993939noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6594162008433494544.post-68872721075492297932015-12-07T04:03:00.006-08:002015-12-07T04:42:30.861-08:00La sfortuna con la effe<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><i>(Di Giancarlo Ghidoni, raccolto da Valeria Ribani)</i></span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"><i><a href="https://www.google.it/maps/@44.5168138,11.3486078,15z/data=!4m2!6m1!1sznR1hOJc8cNs.k3m1lgaJYGH8?hl=it" target="_blank">Il "mapparacconto" di Casaralta</a></i></span><br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">A lavorare alla Casaralta i problemi li avevi con i capireparto. Non tutti, ma alcuni apparivano peggio della direzione. Io avevo la sfortuna, dico sfortuna con la effe, di essere caposquadra. Bene, si lavorava a cottimo. I tempi si prefissavano all’inizio, ma col passare del tempo questi divenivano più incalzanti. Un giorno il caporeparto chiede di raccorciare il tempo del 10% “ perché era una disposizione della direzione”. Io ero certo che quel tempo lì non potevamo certo raggiungerlo, perché avevo già scalato il tempo iniziale. Allora gli dico”facciamo un accordo, mi si dimostra che ci si sta dentro al tempo prestabilito, materialmente, non a chiacchiere, ed io come caposquadra accetto la disposizione, se no teniamo i tempi di adesso!” Il caporeparto dice che va bene e se ne va. Dopo un certo tempo, non sentendo più niente, gli chiedo: “Allora, quella faccenda?” e lui “quale faccenda?” E questa è una.</span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbv1o1igpIopKqA3WVycHbYXm3qusdtYTx-jGTxsst8VlhRdb20JBsYoObKHi9SEe2s2ziDrJVwy0gbTC5xLPwdCog4Q4ZFwO3jTNv0qPrJQGu3cA-t_aOn_rsqxs5BuDj284sh1O3SdM/s1600/D46060_046.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbv1o1igpIopKqA3WVycHbYXm3qusdtYTx-jGTxsst8VlhRdb20JBsYoObKHi9SEe2s2ziDrJVwy0gbTC5xLPwdCog4Q4ZFwO3jTNv0qPrJQGu3cA-t_aOn_rsqxs5BuDj284sh1O3SdM/s320/D46060_046.jpg" width="280" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La zona di Casaralta sottoposta ad un duro bombardamento aereo durante la seconda guerra mondiale<br />
<h3 style="text-align: left;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Qui siamo in due ed uno fa lo scemo, ma non sono io.</span></h3>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: small;">Un’altra volta parlo al mio caporeparto di un problema familiare. Avevo un familiare con un’invalidità che rientrava nella cosiddetta” categoria protetta” per le assunzione. Chiedo al caporeparto di informarsi sulla procedura per far assumere il mio familiare, in un momento in cui si era da una parte diffusa la conoscenza della legge sulle assunzioni protette, ma dall’altra cominciavano già le prime avvisaglie dei problemi aziendali, e si parlava di “prepensionamenti”, ossia del contributo aziendale per andarsene prima del tempo previsto dall’INPS. IL caporeparto mi dice che non si può far niente, pur avendo preso a cuore il problema ed essersi informato“ perché non è l’Azienda che può scegliere, ma ci vuole la richiesta dell’Ufficio di collocamento” Ma quando sono andato ad informarmi all’Ufficio di collocamento lo hanno smentito clamorosamente, dicendo che all’opposto l’ufficio era ben felice se le aziende procedono all’assunzione delle persone appartenenti a determinate categorie protette. Quando sono ritornato al lavoro ho richiesto al caporeparto informazioni circa la possibilità di assunzione del mio familiare. E lui giù a ridirmi la solita balla. Allora io gli ho detto: “qui siamo in due e c’è uno che fa lo scemo, ma quello non sono io” E questo è due </span></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;"> </span>Luca Scaiuolcher Ribanihttp://www.blogger.com/profile/12599762118090993939noreply@blogger.com0Ex Officine Casaralta a Bologna, Italia44.521926311169295 11.3586395706390744.5212188111693 11.35737907063907 44.522633811169293 11.359900070639071