(Di Giancarlo Ghidoni, raccolto da Valeria Ribani)
Il "mapparacconto" di Casaralta
A lavorare alla Casaralta i problemi li avevi con i capireparto. Non tutti, ma alcuni apparivano peggio della direzione. Io avevo la sfortuna, dico sfortuna con la effe, di essere caposquadra. Bene, si lavorava a cottimo. I tempi si prefissavano all’inizio, ma col passare del tempo questi divenivano più incalzanti. Un giorno il caporeparto chiede di raccorciare il tempo del 10% “ perché era una disposizione della direzione”. Io ero certo che quel tempo lì non potevamo certo raggiungerlo, perché avevo già scalato il tempo iniziale. Allora gli dico”facciamo un accordo, mi si dimostra che ci si sta dentro al tempo prestabilito, materialmente, non a chiacchiere, ed io come caposquadra accetto la disposizione, se no teniamo i tempi di adesso!” Il caporeparto dice che va bene e se ne va. Dopo un certo tempo, non sentendo più niente, gli chiedo: “Allora, quella faccenda?” e lui “quale faccenda?” E questa è una.
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